Si è costituito in data 9 marzo 2021 in Torino il Centro Studi Giovanni Botero. Esso si propone di studiare, approfondire e divulgare l’opera di Giovanni Botero (1544-1617), nativo di Bene Vagienna (Cn), gesuita fino al 1580, quindi abate, protagonista indiscusso della cultura europea dell’età moderna. Autore del celeberrimo trattato Della ragion di Stato (1589), Botero fu un intellettuale dalla cultura profonda e aggiornata, un interprete sensibile del suo tempo, un testimone acuto delle vicende della politica barocca italiana e non solo. Operò come segretario di Carlo e Federico Borromeo, fu vicino al pontefice Clemente VIII, servì il duca di Savoia Carlo Emanuele I come ambasciatore in Francia e precettore dei suoi figli in Spagna. Ammirò la potenza imperiale spagnola riconoscendosi negli ideali universalistici promossi dalla monarchia asburgica, ma seppe leggere con lungimiranza le alterazioni del quadro internazionale assistendo con interesse all’emergere di nuovi attori, tanto in Europa come del resto del mondo. Coniugò dunque al meglio due anime: quella del pensatore politico e quella del politico tout-court, con gli occhi ben aperti sul mondo e sulla real politik
È a questi aspetti che intende rivolgersi il lavoro del Centro Studi, nella consapevolezza che la costruzione di una comune cultura continentale e mondiale passa attraverso una riflessione attenta in merito alle origini di alcuni fenomeni globali, quali la circolazione commerciale e culturale che ebbe specialmente luogo a partire dal Cinquecento.
Non si potrà prescindere dagli studi consolidati sul pensiero politico il merito dei quali va a grandi studiosi quali Federico Chabod e il piemontese Luigi Firpo, figura di enorme rilievo per il Centro studi piemontesi e per la cultura italiana ed europea. Anche sulla scorta di quelli, il Centro Studi si prefigge di organizzare convegni e seminari di alto profilo scientifico finalizzati a porre in luce gli aspetti più originali delle teorie e degli scritti di Botero e di altri autori suoi contemporanei. Per illustrarne le notevoli potenzialità sia nel settore della storiografia sia sul piano della comunicazione a un pubblico più vasto di non specialisti, se ne elencano i principali:
1. L’importanza riservata al continente europeo nella sua eterogenea composizione di Stati, Principati e Repubbliche;
2. L’apertura mondiale della descrizione geo-politica de Le relazioni universali, non a caso definito uno dei primi trattati di World History;
3. Lo sguardo antropologico ed etnografico riservato ai vari popoli del mondo (pur se nella convinzione che tutti dovessero essere convertiti al cattolicesimo);
4. La circolazione delle idee in Italia e in Europa tra Cinque e Seicento;
5. L’attenzione per il dato geografico e per le esplorazioni (anche grazie al contatto costante con i gesuiti missionari in Asia e nelle Americhe);
6. La curiosità per lingue e culture differenti;
7. L’attenzione per le risorse del pianeta;
8. L’adesione alla dottrina economica della moneta unica, già maturata in alcuni ambienti italiani del Cinquecento, e riproposta da Botero a inizio Seicento come incentivo alla migliore circolazione delle merci.
L’idea di fondo è di interrogarsi sulle radici del Barocco europeo e mondiale in una prospettiva aperta e multidisciplinare, capace di coniugare l’analisi del territorio regionale con lo sguardo pienamente rivolto al pianeta nella sua interezza geografica, climatica, antropologica, economica e culturale. Quello sguardo fu tipico degli intellettuali della fine del XVI secolo e del principio del XVII, i quali avevano ben interiorizzato l’effetto dirompente della scoperta delle Americhe e disponevano di mappe e cartografie sempre più precise e complete. Pertanto si ritiene assolutamente necessario estendere l’esame della personalità di Giovanni Botero e delle sue opere al confronto con quella di altri pensatori coevi (gesuiti, economisti, storiografi di corte, teorici della politica, etc.) in una chiave di lettura comparativa e attenta alle influenze esercitate dalle dottrine boteriane o da queste ricevute grazie alla ricchissima circolazione europea di libri e fonti documentarie, ciò fino alla fine del Seicento, tra testi utopici, trattatistica geo-politica e pedagogia morale.
Soci fondatori
Maria Teresa Pichetto (Università degli Studi di Torino) – Presidente
Alice Raviola (Università degli Studi di Milano) – Vicepresidente
Nino Aragno (Editore)
Claudio Ambrogio (Sindaco di Bene Vagienna)
Marco Carassi (già Direttore dell’Archivio di Stato di Torino)
Elia Dogliani (Presidente Bene Banca BCC)
Laura Facchin (Università dell’Insubria, sede di Como)
Giorgio Fea (Amici di Bene)
Igor Ferraro (Istituto Comprensivo Chiusa di Pesio – Peveragno)
Michelangelo Fessia (Presidente dell’Associazione Amici di Bene)
Giorgio Gagna (Amici di Bene)
Marzia Giuliani (Biblioteca Ambrosiana di Milano)
Elena Loewenthal (Direttrice del Circolo dei lettori di Torino)
Albina Malerba (Centro Studi Piemontesi)
Luca Mana (Fondazione Accorsi-Ometto)
Giuseppe Novero (Giornalista televisivo e Saggista)
Tullio Segre Calabi (Studioso di storia ebraica)
Chiara Silvagni (Università La Sapienza di Roma)
Comitato scientifico
Maria Teresa Pichetto (Università degli Studi di Torino) – Presidente
Alice Raviola (Università degli Studi di Milano) – Vicepresidente
Alessandro Arienzo (Università degli Studi di Napoli Federico II, Centro di Studi
ARS RoSA – Ragion di Stato e Democrazia)
Enzo Artemio Baldini (Università degli Studi di Torino)
Francesco Benigno (Scuola Normale Superiore, Pisa)
Gianfranco Borrelli (Università degli Studi di Napoli Federico II, Centro di Studi
ARS RoSA – Ragion di Stato e Democrazia)
Chiara Continisio (Università Cattolica di Milano)
Davide Cadeddu (Università degli Studi di Milano)
Silvana D’Alessio (Università degli Studi di Salerno)
Paola Gribaudo (Accademia Albertina di Belle Arti di Torino)
José Martìnez Millán (Universidad Autónoma de Madrid)
Pierpaolo Merlin (Università degli Studi di Torino)
Tiziana Provvidera (University College London)
Erik Reinert (London School of Economics)
Geoffrey Symcox (University of California, Los Angeles)
Franca Varallo (Università degli Studi di Torino)